ho chiesto di mandarmi una foto con una frase che avessero voglia di condividere in questo MOMENTO.

Diario di Sara Lorusso

A cura di: Nicola Brucoli, Nicola Aprile

Devo lasciare la casa a Milano perchè mi scade il contratto a giugno. Ero tornata a Bologna non sapendo che avrebbero bloccato tutto. Penso di rimanere qui anche l’estate.
Ci sono giorni super produttivi, io dal punto di vista del lavoro ho sempre fatto molto in casa o da sola. L’unica cosa che mi manca è la possibilità di andare nel mio studio. Anche se è vicino casa in questo momento non posso andarci. Quindi rispondo alle mail e organizzo la prossima uscita di Mulieris, anche se non sappiamo a quando sia destinata.
Ci sono giorni più felici e altri in cui non riesco a fare niente, se non stare sul letto, guardare cose, leggere. Quando c’è il sole ti viene voglia di uscire, sei di buon umore, appena viene la pioggia o è nuvoloso arriva subito la malinconia.
Sto facendo anche tante foto con la mia macchina analogica per documentare questi giorni. Scattando a rullino ho collezionato questi ricordi ma non ho ancora visto nulla. Mi piacerebbe, quando si potrà sviluppare, fare un mini libro con tutte le foto di questi giorni. Mi sono trovata a vivere la quarantena con la mia famiglia, mia madre e mio padre, ed è strano perchè per la prima volta ho fotografato anche un po’ loro. Eravamo tutti in casa con le mani in mano, sono curiosa di vedere cosa sia uscito, se si percepisce un po’ questa situazione di calma perenne. Tipo fotografare i miei che si baciano, una cosa che non ho mai fatto. Rivederlo sarà strano.
Molte persone stanno iniziando a fotografare attraverso webcam, videochiamate o telefoni. Non lo so, a me non ispira molto, mi sembra una cosa forzata. Spesso meglio il silenzio, pensare. Ovviamente non tutti possono permettersi di stare fermi e anzi vivono questo momento innovando il metodo. Però se quella dovesse essere una via di sviluppo della fotografia non so quanto mi ci ritroverei, mi fa strano anche solo pensarlo.
Poi per la fotografia che faccio io, in cui cerco di instaurare un minimo di rapporto fisico, avere uno schermo di mezzo è strano, pensare che non potrò fotografare persone assieme ma solo persone singole. Al di là delle persone che vivono insieme, non potrei chiedere a due persone di mettersi vicino. Non so proprio come possa evolversi la cosa. Già per me è stato stranissimo iniziare questo nuovo contatto con le persone attraverso videochiamate. Ne facciamo troppe. Che sia per lavoro o per amicizia ti ritrovi sempre a parlare con questo schermo. L’altro giorno stavo facendo una videochiamata con una ragazza che sì conosco, ma non è proprio una mia amica di sempre, è stato stranissimo perchè dal nulla sono andata in bagno a fare pipì. A un certo punto mi sono fermata e ho detto “ma io sto facendo pipì mentre sono al telefono con te?” . Ero completamente abituata a parlare ed essere in casa che non ci ho fatto caso.
Per fare community e sentirci più partecipi, ho chiesto a chiunque di mandarmi una foto con una frase che li rispecchiasse o che avessero voglia di condividere in questo momento. Ho ricevuto tanti messaggi, soprattutto da sconosciuti, che si sono sentiti liberi di mandarli a me che non sono né un’amica né una familiare. Anzi spesso mi hanno scritto che era stato più facile mandare questo messaggio a me che dirlo alla sorella o alla madre. È stato bello, le sto raccogliendo tutte anche solo come momento di condivisione, di scambio.
In questi mesi ho riflettuto tantissimo anche su come voglio portare avanti il mio percorso, sia a livello personale che professionale. Mi sono messa a dire questa è la mia vita, sono contenta della mia vita, cosa posso cambiare, cosa posso migliorare. E sono arrivata a conclusioni importanti. Adesso c’è tempo per guardare, mi capita di sfogliare riviste online, cosa che prima facevo di rado quando avevo un attimo libero. Per quanto mi riguarda sono una persona che quando inizia a pensare entra in un loop che non finisce più.
Posso studiare, posso sperimentare, non è la stessa cosa anche perchè fuori stanno succedendo un sacco di cose. Per quanto riguarda noi come creativi, in quanto pensatori ne risentiamo meno di molti altri. A livello lavorativo ne risentiremo tutti. All’inizio sembrava un momento passeggero, che avremmo superato tutti insieme, era stato molto bello questo senso di comunità, poi ci siamo resi conto che era molto di più di quanto avevamo pensato. Infatti dai balconi non canta quasi più nessuno, forse anche giustamente nei confronti delle persone che stanno morendo.
Sto notando come ciascuno stia prendendo diversamente le cose. Chi le prende di pancia e chi è più riflessivo. Sui social sto vedendo molti artisti che, anche per fare community e sostegno, creano e pubblicano, perché si sentono di creare questa rete. C’è chi invece non si sente di fare nulla, e lo capisco. All’inizio ci sentivamo quasi in obbligo di essere presenti, adesso anche io ho capito che non ha senso. Ognuno ha bisogno di prendersi un momento, una pausa. Di questo periodo se ne parlerà, soprattutto i creativi, quando c’è un momento su cui riflettere, possono farlo al meglio. Però ecco non so quanto sia corretto rigettarlo tutto adesso quando non si sa ancora cosa succederà e come si evolverà. Sono contenta di star facendo queste foto con la macchina analogica perchè sto raccogliendo senza sapere, quando le vedrò capirò cose che se avessi fatto tutto istantaneamente non avrei colto. Ovviamente ognuno è libero di produrre in questo momento, se uno si sente di agire adesso non sarò di certo io a dirgli di no.
In questo periodo ci sono veramente tante cose da vedere, ti buttano le immagini addosso costantemente. Una delle mie paure è che queste immagini perdano di valore, ce n’è una quantità esagerata, tanto che alla lunga non riescono più a colpirti. Questo aspetto della fotografia, in realtà investe tutti gli ambiti: è la cultura dell’usa e getta, del fast food, delle comodità che annullano la bellezza di certi processi preziosi, il valore profondo di ciò che non è più così raro e unico. Ma come deve porsi un artista in questo sistema? Deve rivendicare il proprio operato? Ribellarsi? Può farlo? Deve invece tacere?
In cantiere ho molte cose da realizzare con la rivista. Servizi fotografici, collaborazioni, articoli, anche interviste con artisti che stiamo portando avanti tramite videochiamate, cercando di realizzare qualcosa di valore. Poi nel momento in cui saremo nuovamente liberi ci sarà la parte di stampa e produzione, per cui bisogna per forza essere a contatto con l’esterno.
Io poi sono in un momento in cui voglio capire bene come voglio focalizzare la mia vita da un punto di vista artistico, se continuare su una rotta o ampliare. Milano mi ha aiutato in questo, ho lavorato nel mondo della moda ma forse mi sono un po’ persa da un punto di vista artistico. Sto mettendo insieme un po’ di riflessioni per capire davvero cosa voglio fare. Questo momento di pausa è arrivato a pennello, dovevo fermarmi e pensare un po’ sul futuro. È difficile dare delle soluzioni ora.